L’armonica blues, l’armonica jazz e l’armonica per tutto


Il titolo vuole essere una provocazione. Infatti, in questo articolo non parlerò, come potrebbe sembrare, dei differenti modelli da usare per un particolare genere musicale e neanche con quale strumento sia opportuno iniziare per suonare un certo tipo di musica.

Mi ritrovo qui a digitare sulla tastiera del mio computer per raccontarvi un fatto particolarmente divertente accadutomi di recente e che mi ha fatto riflettere su alcuni aspetti sinora sottovalutati.

Un pomeriggio di qualche giorno fa entrai, quasi per sbaglio, in un negozietto di strumenti musicali della mia città e, come un buon armonicista, mi diressi per prima, verso la vetrina in cui erano esposte le armoniche.

Be’ effettivamente non si trattava di una “vera” vetrina ma di uno scaffale impolverato con sopra un po’ di tutto, microfoni, bacchette, cazzù, vari effetti percussivi ed infine anche qualche armonica a bocca.

Visibili c’erano una Special 20, una Blues Harp, una Chromonica 270 e qualche altro modello economico della Huang.

Per far capire meglio alla clientela, il titolare del negozietto aveva pensato bene di scrivere a mano una didascalia su un cartoncino posto sotto le armoniche.

Sulla cromatica c’era scritto “armonica jazz” e sulla Blues Harp “armonica blus” (scritto proprio così, senza la e).

Trascorsi i primi 10 minuti a ridere, sotto gli sguardi da punto interrogativo dei commessi e dei pochi clienti del negozio, venni assalito da un inquietante interrogativo: ma perché specificare il genere musicale proprio sulle armoniche ?

Iniziai a formulare tutte le possibili spiegazioni ma non riuscivo ad interpretare il significato. Pensai che forse, il negoziante avesse scritto ciò per far capire che la cromatica, decisamente più costosa, servisse a far del jazz, musica colta e difficile, giustificandone il prezzo elevato, e quindi con la diatonica da 20 euro si sarebbe potuto fare solamente del semplice “blus“, la musica dei poveri. 

Infatti, come mi disse il commesso, se io avessi voluto un’armonica completa e professionale avrei dovuto necessariamente comprare il modello cromatico più costoso.

Poi ho pensato, forse si sarà fatto influenzare, come tutti, dalla scritta “Blues Harp” o semplicemente non ne capisce niente.

Non si può certo pretendere che i negozianti conoscano tutti gli strumenti musicali che vendono. Infatti, continuando, quando chiesi al commesso quale fosse il miglior modello per far blues, lui mi rispose: “quella in MI !!!“, aggiungendo che la maggior parte dei blues sono in questa tonalità.

E per concludere usci dal cassetto l’inutile soffietto della Hohner per provare l’armonica che avevo deciso, per compassione, di acquistare. Dopo aver ventilato l’aria dentro i fori dell’armonica per una decina di secondi, mi disse: “allora la prende ?”.

Gli risposi: “si, ma eventualmente se non dovesse funzionare bene me la cambia ?”. Il commesso riaprì l’astuccio e riprovò l’armonica con il soffietto e disse: “tutto ok, vede“.

Evitai di dirgli che con lo stesso principio con il quale lui aveva provato l’armonica, io avrei potuto provare una chitarrra o un pianoforte usando la “mano di un manichino“.

Tutto ciò mi ha fatto realizzare che in fondo sono molti ad essere convinti, anche tra gli stessi armonicisti, che la diatonica sia lo strumento con il quale si possa fare solo del blues o generi simili. Molto spesso mi arrivano email di chi vorrebbe iniziare a suonare l’armonica e non sa se scegliere una diatonica o una cromatica. La domanda ricorrente è quella di sapere, relativamente al genere musicale da suonare, quali sono i limiti di una e quali quelli dell’altra.

E’ qui che sta l’errore di fondo !!! Il genere musicale, secondo me, è assolutamente indipendente dallo strumento con il quale si suona. E’ una pazzia dire che la cromatica è lo strumento professionale con il quale è possibile fare “tutto” perché costa di più !!!

Navigando in rete ho trovato, su un autorevole sito italiano di jazz, l’ articolo di un armonicista cromatico di cui vi riporto una parte:

Esistono prevalentemente due tipi di armoniche: l’armonica diatonica e l’armonica cromatica.

La diatonica permette di suonare in una sola tonalità ed è la più diffusa. E’ utilizzata soprattutto in generi musicali come la musica leggera, il folk, il blues. Per intenderci l’armonica diatonica è quella suonata da molti cantautori (in Italia: Edoardo Bennato, Francesco De Gregori, ecc.) piuttosto che da Bob Dylan, Neil Young e tutto il filone folk americano. L’immaginario collettivo ci rimanda al vecchio west ma anche ai grandi del blues nero. Esistono diversi tipi di armoniche diatoniche in commercio e soprattutto in tutte le tonalità. Il grande limite della diatonica è l’impossibilità di avere a disposizione tutte le note esistenti nel sistema temperato sullo stesso strumento ed è per questo che il suo utilizzo è spesso relegato a facili melodie o ad assoli su strutture armoniche non modulanti.
L’armonica cromatica è distinguibile strutturalmente per essere di dimensioni più grandi della diatonica e per avere un bottone, detto registro, sul lato destro. 
La cromatica ha a disposizione tutte le note (per intenderci tasti neri e bianchi del pianoforte) con un’estensione che può andare dalle due ottave e mezzo fino ad oltre le quattro ottave a secondo dei modelli. Sostanzialmente si ha a disposizione in uno strumento molto piccolo lo stesso numero di note (e anche in numero superiore) di un sax, di una tromba o di un flauto traverso.
E’ per questo che è suonata spesso nelle colonne sonore, nella musica classica o nel jazz.

Non voglio commentare qui l’articolo ma voglio cercare di capire quanto sia diffuso questo immaginario collettivo !!!
Limitazioni tecniche non esistono e lo vediamo scritto e provato un po’ dappertutto su questo sito, ed allora perché anche tra gli addetti ai lavori pervade questa aria di sufficienza.

Quello che posso fare è un invito ad ascoltare di tutto e soprattutto a suonare ciò che ci piace senza porci limiti di alcun tipo. Non esiste l’armonica per il blues e quella per il jazz, ma solamente il bluesman e il jazzista. Il “trucco” sta nel voler essere semplicemente armonicista e puntare al massimo per poter tirar fuori il più possibile le potenzialità dal proprio strumento, sia esso cromatica che diatonica.

Vi renderete conto, con il tempo, che sarà più semplice di quello che voi crediate riuscire a suonare svincolandosi da quelle che sono le convinzioni di un ingenuo titolare di un negozietto di strumenti musicali.

Leonardo Triassi