Edificanti riflessioni di un vecchio (si fa per dire) armonicista fumatore di pipa


Se qualcosa dev’essere edificante occorre necessariamente da qualche parte un qualcuno che edifica e quindi per edificare è necessario che costui (qualcuno) “si faccia da un canto e vada avanti” (cioè che trovi un suo inizio e proceda spedito), che tradotto in termini edilizi vuol dire: organizzare efficaci fondamenta e lavorare sodo.

Pur amando da sempre l’armonica per le sue peculiarità espressive a me è successo di approfondirne lo studio e quindi diventarne un esecutore professionista per circostanze diciamo così “imposte dagli eventi”.

Si trattò di riorganizzare completamente le mie personali fondamenta in quanto, se dal punto di vista teorico lo studio della musica è equivalente per ogni strumentista, sul versante dell’approccio fisico la cosa cambia notevolmente quando si passa da uno strumento come la chitarra (che si abbraccia, pizzicando generalmente le corde con la destra e passeggiando sulla tastiera con la sinistra) all’armonica a bocca (nel mio caso cromatica) che è uno strumento a fiato con l’interessante caratteristica di produrre suoni utilizzando le due fasi respiratorie (espirazione/inspirazione) contrariamente a quanto avviene in genere per tutti gli altri strumenti a fiato (solo espirazione).

Forse mi sono reso conto per bene solo ora a distanza di 19 anni, avendo iniziato lo studio dell’armonica al termine del 1986, che oltre a cospicue gratificazioni nell’anima (oltre che nel portafoglio s’intende) l’attività musicale ha contribuito in misura notevole ad un discreto mantenimento del mio equilibrio psico/fisico proprio grazie alla ginnastica respiratoria necessaria per un efficace utilizzo dell’attrezzo che ci piace tanto.
Infatti la tetraplegia (post-traumatica) dalla quale sono afflitto mi impone una respirazione esclusivamente diaframmatica, essendomi “giocato” la muscolatura toracica, quindi non ci sono alternative o scappatoie….finché si suona c’è speranza, si respira!

Ora succede che da qualche anno a questa parte mi capita di svolgere parecchia attività fisica, oltre al lavoro costante sulla musica, con il mio Maestro Roby Wan Manbrinus che, oltre ad essere un validissimo fisoterapista appassionato di fantascienza, è un raffinato conoscitore praticante, nonché istruttore di quell’Arte Sublime ed Estrema dei Punti Vitali di cui qualcuno può aver già sentito parlare udendo il termine TAI-CHI (pron: tai-ci).

 Il TAI-CHI è un’antichissima ginnastica cinese, considerata anche una “meditazione in movimento”, composta da una serie complessa di movimenti lentissimi e posture statiche che si imparano a imitazione di ciò che mostra il Maestro e, praticata in maniera costante, sortisce col tempo la tonicità sempre più evidente del fisico, lo svuotamento progressivo del cervello da buona parte del “ciarpame intellettuale” che ci portiamo continuamente appresso e, mi ricollego, un sempre miglior uso e controllo del proprio apparato respiratorio (mossa non da poco per chi lavora artisticamente col proprio respiro).

Qualcuno si chiederà:”Ho capito, va bene ma la pipa come c’entra?”
La pipa si inserisce nel contesto in quanto, debitamente caricata e accesa, favorisce gli stati socializzanti e meditativi proprio come succedeva ai nostri fratelli indiani pellerossa e sono sicuro che loro non ci fumavano dentro il tabacco Marlboro!

… il resto alla prossima edificante riflessione …

Alberto Borsari