Lasciatemi frignare

Confesso di aver scoperto il brano “Lascia ch’io pianga” non molto tempo fa.

È stato grazie al docente di composizione Patrizio Barontini il quale ha curato le musiche dello spettacolo “Pilade / Montagne” (https://www.culturabologna.it/lang/eng/events/pilade-montagne) tratto da un testo di Pierpaolo Pasolini, e che nel 2015 ha suggerito alla fantastica compagnia Archivio Zeta di ingaggiarmi come musicista-figurante per una breve tournee.

Una delle partiture da suonare con la mia armonica, accompagnata da due violoncelli, era proprio questo incredibile brano di Georg Friedrich Händel (1685-1759) che così di fatto è entrato a far parte del mio repertorio.

Sin da allora ho pensato che fosse perfetto da suonare pure con una formazione jazzistica, ma nelle date “mordi e fuggi” che di solito capitano, quando capitano, non c’è mai il tempo né la voglia di provare cose nuove e così questo brano – che, pur somigliando in molti punti a uno standard del jazz, di fatto non lo è – è rimasto nell’elenco dei desiderata non soddisfatti.

Perché quindi non cimentarmi nello studio personale sia della parte di pianoforte che di quella del cantato di questa aria, così da divertirmi a fare da solo quello che non si riesce mai realizzare con altri musicisti?

Chi fa da sé, fa (almeno) per due, e così eccomi qui a mettermi alla prova con una sua possibile resa un po’ aderente alla partitura (che ho trovato qui, nelle ultime due pagine, dopo il recitativo), specie nell’esecuzione della parte del pianoforte, e un po’ no.



L’impianto del brano è alquanto semplice: la parte A è una tipica struttura I – II m – V, mentre l’inciso presenta una classica dinamica II – V – I che, chiudendosi in C, prelude alla ripresa del tema in F:

A:

| F | Gm | C7 | Fsus  F |

| B Gm/B | C7/B  F/A|

| Bmaj7  F/C  C7| F |

Inciso:

| Dm/F  Dm  Dm/F | G7 |

| Em/G  Em  E/G | Am7  F |

 | C/G  G7 |  C7 |

A:

|  F  |   Gm   |  C7  |  F  |

|  B  Gm/B |  C7/B  F/A |

|  Bmaj7   F/C   C7 |  F  |

Dopo l’intermezzo strumentale, del quale ho approfittato per divertirmi a imbastire una piccola improvvisazione di piano, arriva pure una intensa sezione B con la seguente struttura:

B:

| Dm Gm | A7  | B  Gm6 |  Dm  | G  G7/F |

| Em  Am | F  Dm  G | C  E7  F |  Dm  |

| Am/C  E7/B  E7/G# | Am  E4/7 |  Am7  |

Oltre all’innegabile bellezza del brano, ho trovato molto interessanti alcuni punti dell’arrangiamento della parte di pianoforte che presenta passaggi di sicuro moderni, capaci di riecheggiare soluzioni tipiche del gospel e di certa musica pop, quindi “di recente” rubati a piene mani sottraendoli alla tradizione classica che evidentemente aveva già elaborato simili soluzioni armoniche.

Da notare il breve ritardo ottenuto con il Fsus, un tipico accordo sospeso, che si trova a battuta 4, nonché la sequenza di accordi a cavallo delle battute sei e sette: lì il pianoforte suona A con la sinistra e con la destra una triade C – F – C, quindi ottenuta dalla sovrapposizione di due intervalli, uno di quarta e l’altro di quinta: un accordo molto aperto (e moderno) che preannuncia la chiusura sulla triade stretta D – F – A di Si♭maj7 (al basso c’è B♭) con cui si apre la battuta sette.

Qualcosa di simile accade anche nella terzultima e penultima battuta dell’inciso, a sottolineare, qualora ce ne fosse bisogno, l’estrema competenza dell’Händel arrangiatore.

Una volta studiata la parte del pianoforte, mi sono divertito a cambiare qualcosa qui e là intervenendo in modo più massiccio sui bassi dell’ultima A prima della coda, anche questa ottenuta da un alternanza di accordi quartali su un pedale ostinato di F.

In altri punti, le variazioni sono state meno evidenti, come il passaggio nella A prima dell’assolo di piano:

|  Bmaj7   G/B  F/C   C7 |  F  |

in luogo dell’originale |  Bmaj7   F/C   C7 |  F  |

così da creare un movimento cromatico ascendente nella linea di basso tale da toccare il  B, poi il B naturale, per infine arrivare, prima di risolvere sulla tonica F, alla dominante C.

Insomma, si è trattato di un bell’esercizio che ha portato a ragionare con dita e cervello su un po’ di aspetti sia teorici che pratici.

Anche per oggi quella famosa linea è stata tracciata…

… mia cruda sorte

E veniamo alle dolenti e stridenti note.

Nelle mie intenzioni doveva essere uno studio per armonica e pianoforte, ma ne è venuto fuori un brano per armonica, pianoforte e, se si è dotati di un buon udito, o di casse di alta qualità, per ensemble di percussioni cacofoniche.

Sì, perché sono in smart-working a casa, dove speravo di poter lavorare con la dovuta tranquillità a un articolo, ma non ho messo in conto la presenza, all’esterno del palazzo dove abito, della ditta che, nell’ambito del famoso programma “110%”, da un anno a ‘sta parte sta lavorando per migliorare l’aspetto e la coibentazione dell’edificio.

Pare che oramai i lavori volgano al termine, ma se le attività portate avanti lungo tutti questi mesi sono state rumorose, smontare l’impalcatura risulta esserlo ancora di più. A un certo punto, costretto a capitolare (ubi major…) per l’impossibilità di concentrarmi su quanto stavo scrivendo, ho provato a distrarmi registrando questo brano e… lasciate ch’io pianga: mi sono arreso all’evidenza per la seconda volta: sono più forti loro, i martelli degli operai, della mia armonica.

… e che sospiri la libertà

A un certo punto, valutata facilmente l’impossibilità di ragionare di onde gravitazionali (ci riproverò tra poco. Alle 17:00 i “mastri” smettono di lavorare!), ho deciso di eternare il ricordo di questi lavori di carpenteria registrando il brano del video senza “filtri”.

Per inciso, qui ci starebbe a pennello un discorso approfondito (uno sfogo?) sull’inquinamento acustico che subiamo ma che dico ogni giorno? Ogni secondo della nostra vita, ma forse è meglio procrastinarlo: come forse si può evincere dal mio modo di improvvisare, alla mia nevrosi “basale”, in questo periodo si aggiunge anche quella ulteriore offerta dal rumore di cui sopra. Il risultato è che un brano lentissimo e malinconico, risulta qui e là essere una reazione quasi wagneriana; un rumoroso invito al silenzio.

In ogni caso, spero che il brano di oggi possa essere di ispirazione per i frequentatori di Doctor Harp, ma anche, causa rumori che ogni tanto emergono contro la mia volontà – in realtà, si sentono fortissimi sulla traccia singola di armonica, ma sovrapponendola a quella del pianoforte, sembrano sparire come per magia -, per gli amanti della musica di Varese e di Pradella e Russolo, nonché per tutti coloro i quali ogni tanto mi seguono su youtube e sul mio blog, ultimamente trascurato anche dal sottoscritto.

A presto e buon ascolto!

Angelo Adamo