J.S. Bach: Invenzione a due voci N° 1 – Armonica: Angelo Adamo

Per un amante di Bach come il sottoscritto, non credo esistano migliori occasioni di suonare con propri cloni di quelle che si trovano raccolte nel libro per pianoforte, a cura di B. Mugellini e pubblicato dalla RICORDI, intitolato proprio Invenzioni a due voci (in realtà, con l’aggiunta di alcune note non previste nello spartito, mi sono permesso di rendere questa come anche altre che interpreterò delle invenzioni a tre voci).

Usando un’armonica a 64 voci che, come è noto, in estensione arriva “solo” al DO nel secondo spazio della chiave di basso, in questa prima invenzione come nelle altre che qui proporrò mi sono trovato costretto a rileggere la parte della mano sinistra spostandone alcune note all’ottava superiore.

Questo ha ovviamente lasciato inalterate la scansione ritmica dell’accompagnamento e l’armonia “arpeggiata” da quelle note, facendo comunque perdere molta della spinta che le cadute verso l’ottava inferiore immaginate dal compositore e le susseguenti risalite verso note più acute donano a queste brevi, perfette composizioni, vere condensazioni del puro pensiero bachiano.

Lo si vede dalla – e lo si sente nella – sesta battuta che, scritta come segue:

traduco così sull’armonica:

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Sono riuscito, invece, attuando un banale bending, a tutelare la scrittura originale sfruttando una certa malleabilità della prima ancia soffiata, parlo di quella alloggiata nel primo foro, che consente così di estendere il range di note di una 64 voci fino a contenerne 65, se non addirittura 66:

arrivando lì già “settati” con labbra e lingua in modo tale da piegare subito l’ancia, si può infatti far emettere allo strumento il SI naturale del secondo rigo della chiave di basso (forzando un po’ di più, si può convincere l’armonica a trovare dentro di sé anche il SI♭).

É ciò che ho fatto, ad esempio, nella battuta 5 che riporto più in basso indicando con un cerchietto il punto in cui ho adottato questo banale trucco.

Così facendo, ho avuto modo di attenermi alla scrittura originale, donando alla mia interpretazione, grazie al legato-glissato che dal SI ha condotto in modo molto naturale e senza soluzione di continuità al DO successivo, un incidere forse troppo moderno, ma alla fin fine credo perdonabile, se non addirittura piacevole.

Almeno credo.

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Angelo Adamo

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