
Allenare la respirazione ed il tono
Allenare la respirazione e, di conseguenza, il tono del nostro suono può essere un esercizio molto utile. L’armonica è forse l’unico strumento in grado di essere suonato soffiando ed aspirando e quindi, virtualmente, possiamo suonare praticamente all’infinito (per la gioia di chi ci circonda…) e nell’accordatura Richter standard ci sono proprio due fori che con due movimenti del fiato diversi producono lo stesso suono: il 2 aspirato ed il 3 soffiato. Entrambi questi fori producono la quinta nota della scala maggiore su cui quella particolare armonica è costruita (ad es: G su un’armonica in C, A su un’armonica in D, D su un’armonica in G e così via).
Spesso siamo abituati a dare potenza e sostegno alle note che produciamo, con il risultato che, ad esempio, produciamo all’attacco della nota dei micro-bending e dei piccoli glissati. Non c’è nulla di sbagliato in tutto questo, ma nel nostro caso, invece, proviamo a soffermarci su una nota continua, muovendoci alternatamente tra 2 soffiato e 3 aspirato e ponendo particolare attenzione su:
- il nostro respiro – rallentiamo il più possibile l’inspirazione e l’espirazione e sfruttiamo tutta l’aria che entra e che esce per sostenere il suono facendo dei respiri profondi. Un buon consiglio è quello di tentare il più possibile di non produrre staccato fra l’aspirazione ed il soffio, quindi è probabilmente meglio cominciare il movimento con una intensità debole per poi aumentarla e diminuirla nuovamente prima del movimento successivo. Cerchiamo di rendere il risultato più armonico possibile e molto omogeneo… d’altronde siamo un “tappeto” e a nessuno piace camminare su un tappeto con dei pezzi di Lego nascosti sotto!
- Il tono – prolungando l’esercizio il più possibile e producendo sempre la medesima nota, possiamo davvero lavorare sul tono del suono che emettiamo, cercando di farlo risuonare nella nostra testa e nel petto ed usando, un po’ come fanno i cantanti, tutte le cavità del nostro corpo come cassa di risonanza del nostro suono
Una volta impratichitisi con questo esercizio (è più facile di quello può sembrare all’inizio!), per dare un tocco più “mistico” al tutto, questa pratica può anche essere molto interessante come sorta di meditazione e di rilassamento (nessuna pressione per la performance o il brano da eseguire, possiamo semplicemente liberare la mente e respirare!). Proprio recentemente il grande Richard Sleigh (non c’è bisogno che vi dica chi è, vero?) ha scritto un interessante articolo che riguarda la connessione tra il suonare e la meditazione, consiglio a tutti di andare a cercarlo, non ve ne pentirete.
Vi invito a provare con diverse armoniche, credo che troverete molto più interessanti i suoni delle tonalità basse (Bb fino a G, per non parlare delle armoniche Low…) e naturalmente funzionerà decisamente meglio se – almeno – i fori 2 aspirato e 3 soffiato sono perfettamente accordati!
Esempio di una nota di bordone (un E prodotto con un’armonica in A). Lo so, non è molto vario, ma insomma il nostro oggetto è questo!
Per arricchire ulteriormente questo esercizio nella pratica, perché non provare ad utilizzarlo per accompagnare un brano? Un brano di musica tradizionale irlandese o scozzese sarà ideale oppure un brano old time o bluegrass e perché limitarsi a questo? Dopotutto stiamo sperimentando, quindi l’ideale sarà procedere per tentativi: è un allenamento, nessuna pressione!
Ci sarà sufficiente trovare la tonalità del brano e calcolare quale armonica utilizzare perché al 2° foro aspirato/3° soffiato venga prodotta la nota fondamentale della tonalità in cui intendiamo suonare: bisogna ricordarsi che la nota che troviamo al 2° foro aspirato/3° soffiato NON è la nota fondamentale dell’armonica, ma la sua quinta:
armonica | 2° aspirato/3° soffiato | Tonalità brano per esercizio |
G | D | D |
C | G | G |
Eb | Bb | Bb |
… e così via…
In sostanza, anche se suoneremo solo una nota, è come se suonassimo l’armonica in SECONDA POSIZIONE rispetto alla tonalità del brano.
Chi conosce già questo argomento probabilmente sa che non necessariamente il bordone deve corrispondere alla nota fondamentale del brano, ma per ora, per semplicità, supponiamo che sia così, dopo approfondiremo ulteriormente.
Una volta acquisita questa capacità, qualunque sia la tecnica che avete scelto per produrre il vostro bordone, si può provare ora ad utilizzare in maniera particolare la tecnica del tongue blocking.
ATTENZIONE – non utilizzeremo un normale tongue blocking in cui la lingua sta sulla parte sinistra della bocca (e dell’armonica) ed il fiato (e il suono) escono sulla parte destra, ma ragioneremo esattamente al contrario e terremo la lingua sulla parte DESTRA della bocca e muoveremo l’aria dalla parte SINISTRA. In pratica faremo un tongue blocking al contrario rispetto a quello che normalmente si fa.

Perché metterci così in difficoltà?!?
Tutto a posto! Questo esercizio ci porta diretti al passo successivo e cioè…
CAPITOLI
Introduzione
Allenare la respirazione e il tono sui fori 2° aspirato e 3° soffiato
Allenare il movimento della lingua usando i tongue splits
Allenare l’orecchio eseguendo le scale
Arricchire ciò che suoniamo
Matteo Pulin Profetto
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