Questa che sto per raccontarvi è la storia di un grandissimo armonicista, reale, come lo sono le emozioni che sa trasmettere ogniqualvolta suona questo magnifico strumento, ma seppur reale, resterà senza nome. La gloria non fa per lui, non gli interessa.
Ci fu un ragazzino anni or'sono, un bambino prima e un ragazzo poi, come lo siamo stati tutti anche se per lui la vita era più complicata rispetto a molti suoi coetanei; era diverso, non meglio, non peggio ma solo diverso dalla "massa". La sua diversità era vista come un difetto, era considerato inferiore e vittima di quello che oggi viene definito "bullissimo".
Per lui non era facile stare al mondo, era molto intelligente ma aveva difficoltà ad affrontare ciò che per molti è piuttosto naturale, ovvero il farsi degli amici, condividere pensieri ed emozioni con gli altri, esprimere ciò che provava, banale o profondo che fosse.
L'esperienze dei suoi primi anni di vita lo resero chiuso, insicuro allo stremo, quelli che erano i suoi "difetti" si aggravarano a tal punto che il solo pronunciare un "ciao" alla vista di un famigliare diventò per lui estremamente difficoltoso.
Nel frattempo il suo corpo e la sua mente crescevano, ma non la sua emotività, sempre più repressa e sempre più devastante. Non credeva più in se stesso, ammesso che lo avesse mai fatto ed era certo che la sua vita sarebbe stata un lungo camminare nel buio, solo e impaurito.
Un giorno però accadde qualcosa, che li per li non sembrò niente di che; gli fu regalata un'armonica.
Senza passioni, senza amici, chiuso nella sua solitudine iniziò a soffiare dentro l'armonica, più per sfogo che per altro; aveva talmente tante emozioni, sentimenti e parole non dette che, trovata una valvola di sfogo lo portarono a soffiare con foga e con rabbia, così tanto tempo che alla volte, arrivata la sera le labbra gli sanguinavano.
Il tempo passava e questo sfogo iniziò ad esprimersi attraverso melodie che avevano un senso, una continuità, come un discorso parlato logico e lineare. Inconsapevolmente trovò il suo modo di esprimersi con eloquenza, i suoi discorsi erano fatti non di parole ma di note, pause e accordi.
Nessuno si rese conto di quanto stava accadendo, ma le persone a lui più vicine, le sole che fino ad allora erano riuscite a sentire la sua musica e, rimaste affascinate da quest'ultima un giorno, inaspettatamente gli chiesero se volesse rendere partecipi anche altri di qualche "canzonetta".
Passò un po' di tempo e dopo essere stato amorevolmente spronato a "farsi coraggio", finalmente per la prima volta suonò alla presenza di qualche estraneo, durante la ricreazione, nel suo angolo di solitudine, estrasse la sua armonica e non senza timore ma con un coraggio estremo suonò una breve melodia semplice, ma che aveva il suono di uno di questi discorsi epici fatti dai grandi uomini che hanno cambiato il mondo, parole semplici ma profonde e cariche di sentimento...note semplici ma profonde e cariche di sentimento.
Qualcuno lo notò e prima che potesse suonare la campanella della fine dell'intervallo intorno a lui si poteva sentire un accompagnamento fatto di "oooh", "wow", "oh mio Dio"......
Non cercava la gloria, non cercava il riconoscimento, e senza che lui lo volesse e ancora meno, senza che lui se lo aspettasse, qualcuno iniziò a salutarlo, la mattina, quando passava per i corridoi, qualcun'altro si complimentava con lui, e qualcuno addirittura lo ringraziò..."ringraziarmi per cosa??" pensava...
Altri anni trascorsero, finché, in un particolare momento i cieli si commossero per lui, fu il momento in cui si rese conto di avere degli amici, che gli chiedevano di passare un po' di tempo insieme, che gli parlavano della loro vita, lo invitavano a bere qualcosa. Si accorse di essere come tutti gli altri, diverso si, ma diverso così come lo sono tutti, gusti diversi, volti diversi, accenti, paure, stili di vita, aspirazioni, pregi e difetti, tutti diversi ma che proprio per questo ci rendono tutti uguali.
Altri anni trascorsero, e con una donna che lo ama e lui ama, amici di cui si fida e che a loro volta si fidano di lui, conoscenti e una carriera da armonicista che fa invidia a molti, ora finalmente è felice, si alza la mattina convinto di saper affrontare le sfide che la vita quotidiana gli sottoporrà, e suonando sempre, così come aveva fatto quella prima volte durante la ricreazione, senza aspettarsi nulla, è ancora in grado di regalare emozioni eseguendo brani di una complessità estrema o anche solo una scala maggiore, ma tanto carica di passione da far esclamare ai più "oh mio dio", "oooh", "wow".
Un armonicista senza nome, a cui non importa di averlo, a cui non importa quanti ammiratori possa avere, ma che suona per passione, suona per regalare gioia e momenti lieti a chi ha la fortuna di ascoltarlo. Suona per puro amore.
Un grazie di tutto cuore, armonicista senza nome, per ciò che senza neanche volerlo mi hai insegnato, a me è probabilmente a molti altri.
Fine.
Ps. Storia vera ma liberamente "romanzata" da me, con un accenno "provocatorio" per l'amico virtuale Carlo che lui sicuramente saprà cogliere (c'è solo bontà in questo e voglia di leggerezza, nulla di realmente provocatorio e/o negativo

), insomma, facciamoci due risate anche se ogni tanto la pensiamo diversamente.
Alessio