Nickblues ha scritto:
Prometto che nel prossimo w.e. ascolterò anche Carlo (al quale non si riesce a "stare dietro" tanto produce)
Ok Nicola, ma ti dico sin da adesso che devi ascoltarle solo se ne hai voglia, altrimenti considerati pure esentato; te ne offro l'opportunità, visto che le canzoni sono tante e non sono del tuo genere, così come la offro a tutti gli altri. Certo è che se le ascoltate mi farà piacere. Inoltre, a dimostrazione che sono produttivo anche nello scrivere, con lo scopo di cercare di fare compagnia e di tenere vivo il dibattito sul thread, aggiungo una storia, unitamente alla presentazione della mia canzone di oggi.
Come dicevo sopra, oggi ho voglia di cominciare con una storia, una storia che potrebbe sembrare un O.T., ma non lo è.
Ai primi anni '60 da noi, in città, era molto in voga il gioco del biliardo. C'erano dei bar che disponevano di sale da biliardo enormi, con anche venti biliardi, ed erano luogo di ritrovo, incontri, scommesse e gioco d'azzardo. Noi ragazzi spesso dovevamo dichiararci diciottenni, ancor prima di esserlo, per poter entrare ed eravamo sempre un po' timorosi di essere scoperti; ma la voglia di fare quello che facevano i grandi, di andare a vedere i film vietati ai minori di 18 anni o di entrare nelle sale da biliardo o di provare a guidare un'automobile era tanta e tale che nulla poteva impedircelo. Insomma a 14-15 anni eravamo già tutti diciottenni, e c'era anche chi disponeva di documento probatorio, rigorosamente artefatto.
Riguardo al gioco del biliardo, in città correvano voci di un certo "Balena", che era chiamato così in quanto omone grosso, il quale sarebbe stato abilissimo nel gioco del biliardo, a "boccette", quello a mano, senza la stecca, tanto che, si diceva, avesse finito i soldi al Pietrini, un commerciante tra i più ricchi di Arezzo, tanti gliene aveva vinti al gioco. Noi ragazzi lo avevamo mitizzato, e tutti si desiderava di poter assistere, prima o poi, ad una di quelle mitiche partite. Però non era facile, perché quelle partite si svolgevano, di solito, a notte fonda, e per noi, soprattutto quelli come me che venivano dalla campagna, era pressoché impossibile assistervi. Pare che a quelle partite, specie nei momenti in cui la posta in palio era altissima, e c'erano in ballo case e poderi, gli spettatori erano sempre così tanti da rendere assai arduo il compito di potervi assistere. Insomma giocavano di notte, nel salone annebbiato dal fumo, con tanta gente ammassata contro il biliardo, tanto da rendere complicata anche la vita dei giocatori stessi, con in palio fior di quattrini, a milioni.
Un pomeriggio, verso le 18, dopo il rituale dei compiti per la scuola a casa di un amico, mezz'ora di studio e un'ora e mezzo di chiacchiere, e poi in città, al bar Morgana, a bere un cappuccino, anzi "un ricco cappuccino", come lo chiamavano noi, 5 esportazioni col filtro, che il tabaccaio ci consegnava dentro l'apposita bustina, fatta apposta per contenerne cinque, in quanto, allora, le sigarette si vendevano anche sfuse, e su per le scale a raggiungere la sala da biliardo per il consueto "ricco Pulcinella" (Pulcinella è chiamato un gioco in cui bisogna vincere due partite su tre), arrivati dentro vedemmo subito un gran fumo, inconsueto per quell'ora del pomeriggio, e decine e decine di persone ammucchiate intorno ad un biliardo: "C'è il Balena!" pensammo subito. Ci facemmo largo e con un po’ di pazienza e un po' di strafottenza da ragazzi riuscimmo a guadagnare la prima fila. Un silenzio impressionante; mi ricordo ancora le facce serie dei due contendenti, sembrava un duello alla vita o alla morte. E qui inizia la storia, il punto che mi preme raccontare, perché ho un'attinenza, una correlazione da fare con noi e con la nostra passione, il nostro strumento.
Dopo tutto quello che avevamo sentito dire sul mitico "Balena" noi ragazzi ce lo eravamo immaginato come un giocatore abilissimo, tipo "Lo Spaccone" del famoso film, dai tiri fantasiosi, difficilissimi, con le boccette che prima di arrivare al pallino andassero a toccare chissà quante sponde, rinterzi, rinquarti, con la destra, con la sinistra, senza mani, sottogamba, ad occhi chiusi, insomma un giocoliere del biliardo, da circo equestre, un virtuoso . . . .
Cari amici, purtroppo no, devo deludervi; ci trovammo di fronte ad un omone rozzo, dalle mani ruvide ed i polpastrelli delle dita spaccati dal lavoro, che tutto sembrava tranne che un giocatore di biliardo. Era uno che doveva vincere le partite, doveva portare a casa i soldi, e, soprattutto, doveva stare attento a non perdere quel poco che aveva, insomma doveva essere pragmaticamente efficiente, pratico, finalizzato al risultato, non allo spettacolo; non doveva stupire, doveva solo giocare bene, in modo utile e proficuo, doveva fare un punto in più dell'avversario, e non poteva permettersi di perdere. E allora giocava per questo e giocava bene, giocava concentrato, giocava con intelligenza, con strategia, con tattica, con equilibrio e nervi saldi; esprimeva un gioco semplice, elementare, avaro di esibizione, ma concreto, giusto, remunerativo. Alla bocciata la prima regola era "non bere" (che significa non dare punti all'avversario); poi meglio se si riusciva a far cadere un birillino da 2 punti; per i filotti, quelli da otto punti, c'era tempo e se venivano, venivano, altrimenti 2 punti bastavano e avanzavano; l'importante era non andare a bere e lasciare la propria palla nella metà del biliardo più distante, senza correre il rischio che andasse a finire nei birilli. Poi c'era da accostare, da andare al punto, come si suol dire, che significa mettere la palla il più possibile vicino al pallino; ebbene, la scelta era sempre quella di scegliere la via più breve, il tiro più facile; mai un rinquarto, raramente un rinterzo, quasi sempre "salami" quei tiri dritti che toccano una sola sponda. Calma, pazienza e sangue freddo: efficacia, questo era il "Balena", e lui vinceva, non dava spettacolo da un punto di vista tecnico e virtuosistico, perché per quello ci sono le accademie, i concorsi, i circhi equestri, gare e manifestazioni varie, ma otteneva il meglio dalla sua semplice, perfetta prestazione.
Ci trovate qualche attinenza con suonare uno strumento in generale, e l'armonica in particolare? Io sì . . . .
Carlo - Il Balena dell'armonica
Ora vi presento la canzone del giorno; anch'essa, come tutte le mie canzoni, rispecchia il principio di cui sopra, anche perché, se volessi essere virtuoso, non ne sarei capace!
Un saluto agli amici dei Giochi, partecipanti e non. Vorrei rivolgere un piccolo, semplice omaggio, un pensiero, un ricordo, ad una persona che manca ormai dal pianeta da quasi 13 anni, ma sembra scomparso ieri, e, anzi, sembra essere sempre presente. Fa parte di quei personaggi che, come certe canzoni, non muoiono mai, e spesso capita di confonderci, e di ritenerlo ancora in vita; facciamo pure la riprova di questa mia affermazione: sono certo che qualcuno, tranquilli, comunque, è normale, ha qualche dubbio e non si ricorda se Frank Sinatra, "The Voice" è ancora vivo, ovvero è deceduto. Capita, perché, come dicevo, certi artisti non tramontano mai. La canzone è molto bella e viene bene con qualsiasi stumento; ovviamente, va considerata sempre e solo come una versione strumentale, diversa da quella cantata, e non va mai paragonata all'interpretazione originale, altrimenti sarebbe inutile suonarla.
Carlo - Melodie Immortali - Giochi 2011