Una precisazione prima di tutto: dove tu dici "tablature" io capisco "tablature E partiture": in altre parole, ho inteso che tu consigliassi lo studio della musica a orecchio invece che scritta, in qualsiasi forma.
Sic stantibus rebus, credo che sia necessario fare una distinzione sui due momenti nella nostra pratica musicale: c'è il momento della produzione, nel quale, semplicemente, facciamo musica e suoniamo, e quello didattico, nel quale il nostro scopo è sviluppare la tecnica per arrivare al momento della produzione.
La trascrizione dei brani a orecchio è senza dubbio una pratica
fondamentale del momento didattico ma, in generale, è assolutamente insufficiente per il momento di produzione musicale, per almeno due buoni motivi:
1) Molti brani sono troppo complicati per poter essere trovati a orecchio con precisione (legati, staccati, etc.) in tempi umani e senza essere W.A. Mozart (v. ad es.
http://gfxb.smpgfx.com/Look-Inside/large/3491851_02.jpg), e questo non vale solo per la musica classica: in molti brani di Dave Brubeck, o –per dire– nell'italianissimo rock progressive "Pagano" di Elio e le Storie Tese non si riesce a capire nemmeno tutti i cambi di tempo che ci sono...!
2) Quando studi un brano a "orecchio" lavori su un sottoprodotto. Se tu, ad esempio, vuoi imparare la Boureé dalla suite n.2 per liuto di Bach e ti imbatti nella versione di Ian Anderson... imparerai qualcosa di molto diverso, con tempo di swing... molto bello, sicuramente, ma molto diverso da quanto Bach aveva scritto. Idem per i classici del Jazz: è impossibile capire com'è scritta "Summertime" senza leggere l partitura di Gershwin, perché ognuno, da George Benson ad Art Tatum ci ha apposto modifiche e interpretazioni non banali.
Ovviamente in certi casi le cose cambiano: il blues, ad esempio, è un genere che per regolarità di struttura, ritmica, e melodica, si presta moltissimo (e forse richiede!) questo tipo di apprendimento.
Federico