1839
Inviato: sabato 11 maggio 2013, 19:07
Ringrazio la mia Musa ispiratrice per avemi fatto pensare a questa canzone.
Si tratta del più classico dei classici napoletani, una canzone nata nel 1839, che rappresenta, a detta degli esperti, il passaggio dalla musica popolare alla canzone d'autore. Cito da Wikipedia.
Le parole vengono attribuite al poeta Raffaele Sacco, che si sarebbe rifatto alla tradizione orale della musica napoletana; la musica, invece, viene dai più attribuita addirittura a Gaetano Donizzetti, anche se per altri risulterebbe più probabile che l'autore sia stato Filippo Campanella, musicista, amico di Raffaele Sacco.
A quel tempo non c'erano i dischi, e le canzoni venivano divulgate tramite le così dette "copielle", che altro non erano che gli spartiti e le parole stampati su carta; pare che in pochi mesi ne furono vendute quasi duecentomila . . . .
La canzone divenne un vero e proprio tormentone, tanto che molti furono a tesserne le lodi e pure le critiche scherzose. Il giornalista Raffaele Tommasi, ad esempio, il 6 agosto 1840 sul settimanale letterario "Omnibus" scrisse: "Sfido chiunque dei miei lettori a fare un passo, o a ficcarsi in un luogo dove il suo orecchio non sia ferito all'acuto suono di una canzone, che da non molto da noi introdottasi, trovasi sulle bocche di tutti, ed è venuta in sì gran fama da destar l'invidia dei più valenti compositori."
In una sua poesia, il Barone Zezza scrisse:
...Da cinche mise, cànchero,
matina, juorno e ssera,
fanno sta tiritera...
tutte li maramè
Che siente addò te vuote?
Che siente addò tu vaje?
"Te voglio bene assaje
e tu nun pienze a mme!"...
Insomma, una canzone che tutti cantavano, dalle massaie agli intellettuali e che dopo quasi due secoli conserva ancora fresco tutto il fascino della sua disarmante bellezza e semplicità.
La versione che meglio rappresenta la "napoletanità" della canzone, in tutto il suo struggente ardore, è, secondo me, quella di Sergio Bruni http://youtu.be/iCCPhG74jnw
Molto bella è anche la versione del grande Roberto Murolo http://youtu.be/9S6FsxMze1I molto diversa, e più consona allo spirito ed al gusto con cui l'ho suonata con l'armonica.
Sono contento di averla ritirata fuori dai meandri della mia vecchia mente, intrisa di tanta e tanta musica e di tante canzoni.
Buon proseguimento a tutti.
Carlo
Si tratta del più classico dei classici napoletani, una canzone nata nel 1839, che rappresenta, a detta degli esperti, il passaggio dalla musica popolare alla canzone d'autore. Cito da Wikipedia.
Le parole vengono attribuite al poeta Raffaele Sacco, che si sarebbe rifatto alla tradizione orale della musica napoletana; la musica, invece, viene dai più attribuita addirittura a Gaetano Donizzetti, anche se per altri risulterebbe più probabile che l'autore sia stato Filippo Campanella, musicista, amico di Raffaele Sacco.
A quel tempo non c'erano i dischi, e le canzoni venivano divulgate tramite le così dette "copielle", che altro non erano che gli spartiti e le parole stampati su carta; pare che in pochi mesi ne furono vendute quasi duecentomila . . . .
La canzone divenne un vero e proprio tormentone, tanto che molti furono a tesserne le lodi e pure le critiche scherzose. Il giornalista Raffaele Tommasi, ad esempio, il 6 agosto 1840 sul settimanale letterario "Omnibus" scrisse: "Sfido chiunque dei miei lettori a fare un passo, o a ficcarsi in un luogo dove il suo orecchio non sia ferito all'acuto suono di una canzone, che da non molto da noi introdottasi, trovasi sulle bocche di tutti, ed è venuta in sì gran fama da destar l'invidia dei più valenti compositori."
In una sua poesia, il Barone Zezza scrisse:
...Da cinche mise, cànchero,
matina, juorno e ssera,
fanno sta tiritera...
tutte li maramè
Che siente addò te vuote?
Che siente addò tu vaje?
"Te voglio bene assaje
e tu nun pienze a mme!"...
Insomma, una canzone che tutti cantavano, dalle massaie agli intellettuali e che dopo quasi due secoli conserva ancora fresco tutto il fascino della sua disarmante bellezza e semplicità.
La versione che meglio rappresenta la "napoletanità" della canzone, in tutto il suo struggente ardore, è, secondo me, quella di Sergio Bruni http://youtu.be/iCCPhG74jnw
Molto bella è anche la versione del grande Roberto Murolo http://youtu.be/9S6FsxMze1I molto diversa, e più consona allo spirito ed al gusto con cui l'ho suonata con l'armonica.
Sono contento di averla ritirata fuori dai meandri della mia vecchia mente, intrisa di tanta e tanta musica e di tante canzoni.
Buon proseguimento a tutti.
Carlo