Sto suonando da alcuni mesi con tre modelli diversi di armonica e cioè:
1) 64 Cromonica Hohner (4 ottave)
2) Larry Adler Professional 16 Hohner (4ottave)
3) Cromatix 48 new mouthpiece Suzuki (3ottave)
Le prime due sono sostanzialmente simili,la Larry Adler ha una imboccatura un pò più grande,lo slide più morbido e il suono anch'esso più morbido.
La Cromatix è un pò superiore in tutto alle altre due.
L'imboccatura è molto scorrevole,lo slide molto preciso e silenzioso e il suono corposo.
Ciononostante,per suonare musica classica,la mia preferenza va alle due 16 fori.
Per suonare brani come "Meditation from Tais" di Massenet o l'adagio del "Concerto in D per Oboe" di Alessandro Marcello o il "Minuetto in C maggiore"di J.S.Bach,per rimanere fedeli alle versioni originali,è necessaria l'ottava bassa che nelle armoniche a 12 fori manca.
Non che non si possano eseguire ma,secondo me,occorre fare qualche acrobazia ricorrendo alle ottave alte e comunque cambiando la versione originale.
Non so se sono nel giusto e mi farebbe piacere che qualche esperto confortasse o confutasse questa mia riflessione.
A presto leggervi.
Corrado.
quanti fori?
Re: quanti fori?
secono il mio modestissimo parere bisognerebbe :
1) scegliere una armonica definitiva o 16 fori o 12 fori
io, personalmente ho accantonato le due 16 fori che avevo acquistato ed ho optato definitivamente per la 12 fori
2) se usi spartiti per oboe e soprattutto flauto traverso non avrai mai problemi di note nell'ottava bassa . Infatti la thais per flauto è perfetta per armonica ed anche musiche di Elgar, Gounod ecc. per gli spartiti per violino c'è qualche problema per le note basse , per cui il mio suggerimento è quello di usare trascrizioni per flauto .
Luciano
1) scegliere una armonica definitiva o 16 fori o 12 fori
io, personalmente ho accantonato le due 16 fori che avevo acquistato ed ho optato definitivamente per la 12 fori
2) se usi spartiti per oboe e soprattutto flauto traverso non avrai mai problemi di note nell'ottava bassa . Infatti la thais per flauto è perfetta per armonica ed anche musiche di Elgar, Gounod ecc. per gli spartiti per violino c'è qualche problema per le note basse , per cui il mio suggerimento è quello di usare trascrizioni per flauto .
Luciano
- Andrew
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Re: quanti fori?
Volendo rimanere in ambito di trascrizioni e volendo mantenere le tonalità originali, si, una 12 fori limita l'ambito di applicazione al repertorio flautistico e oboistico. UNa 14 fori aggiungerebbe alle possibilità il repertorio violinistico, vero, tuttavia escluderebbe quello violistico e quello clarinettsitico, per citarne alcuni, che pure offrono pagine degne di nota (cito fra tutti i possibili casi, il trillo sul Fa basso dell'attacco della "Rhapsody in blue" di Gershwin).
Personalmente ho optato per le 16 fori: non mi creano problemi di trasposizioni e mi consentono la massima libertà possibile tanto in fase di composizione quanto di lettura del repertorio nativo per armonica cromatica.
Meccanicamente poi, la 16 fori accentua quel fenomeno fisico conosciuto come "vibrazione simpatica" che consente di sfruttare le risonanze delle ance dell'ottava bassa in fase di esecuzione, rendendo il suono a mio avviso più corposo.
Questo per quanto riguarda la musica "classica" e nonostante abbiamo esempi grandiosi di Maestri come Burger che interpretano il loro repertorio su una 12 fori (però vorrei anche dire che a mio avviso lì non è tanto lo strumento quanto l'esecutore a fare la differenza...) e nonostante potremmo ampliare l'argomento parlando dei materiali e delle differenti rese musicali del legno, dei materiali plastici, di metall più o meno "nobili" eccetera, ed aggiungere come anche la gestione dell'amplificazione giochi un ruolo tutt'altro che marginale in concerto.
In ambito Jazzistico e pop invece anche io preferisco la 12 fori per la maggiore facilità con cui mi consente di creare effetti di risonanza pilotati dalla posizione delle mani e per la possibilità di poter tenere contemporaneamente anche il microfono, oltre al fatto che da un punto di vista esegetico, non fa testo in quel caso l'eventuale trasporre una frase di un'ottava.
Andrea
Personalmente ho optato per le 16 fori: non mi creano problemi di trasposizioni e mi consentono la massima libertà possibile tanto in fase di composizione quanto di lettura del repertorio nativo per armonica cromatica.
Meccanicamente poi, la 16 fori accentua quel fenomeno fisico conosciuto come "vibrazione simpatica" che consente di sfruttare le risonanze delle ance dell'ottava bassa in fase di esecuzione, rendendo il suono a mio avviso più corposo.
Questo per quanto riguarda la musica "classica" e nonostante abbiamo esempi grandiosi di Maestri come Burger che interpretano il loro repertorio su una 12 fori (però vorrei anche dire che a mio avviso lì non è tanto lo strumento quanto l'esecutore a fare la differenza...) e nonostante potremmo ampliare l'argomento parlando dei materiali e delle differenti rese musicali del legno, dei materiali plastici, di metall più o meno "nobili" eccetera, ed aggiungere come anche la gestione dell'amplificazione giochi un ruolo tutt'altro che marginale in concerto.
In ambito Jazzistico e pop invece anche io preferisco la 12 fori per la maggiore facilità con cui mi consente di creare effetti di risonanza pilotati dalla posizione delle mani e per la possibilità di poter tenere contemporaneamente anche il microfono, oltre al fatto che da un punto di vista esegetico, non fa testo in quel caso l'eventuale trasporre una frase di un'ottava.
Andrea