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da Manxcat » martedì 15 novembre 2011, 9:58
Buongiorno a tutti gli amici dei Giochi, a chi è in vena (pochi) ed a coloro che sembrano aver esaurito la vena (i più); vorrei fare una considerazione di carattere molto generale, e spero di riuscire a trovare le parole per esprimerla, di farmi capire, di non annoiare e, soprattutto di non essere offensivo per coloro che mi leggeranno. Non è nelle mie intenzioni.
Forse viviamo un'epoca di esagerazione, di aberrazione, di continuo parossismo, anche per quanto possa concernere gli hobbies e le passioni; non esistono più i "passatempi", intesi come un modo rilassante e giocoso di impiegare parte del tempo libero; chi fa qualcosa, lo fa per dimostrare quanto è bravo, tende al virtuosismo, al voler stupire; ci riversa tutte le proprie insoddisfazioni e le proprie frustrazioni credendo di compensare così il gap tra ciò che è e ciò che vorrebbe essere; nasce così una tendenza al perfezionismo, che preclude spesso la possibilità di fare, e che porta alla rinuncia. Chi fa uno sport, da appassionato, al solo scopo di mantenersi in forma, si confronta con i grandi campioni e si assume impegni assolutamente gravosi sotto il profilo fisico ed anche economico; per giocare un po' a tennis, per fare un esempio, bisogna iscriversi ad un club, prendere lezioni, comprarsi un abbigliamento costosissimo, arrivare ad avere un servizio da 200 km all'ora . . . . Se vai in moto, dopo pochi giorni ti ritrovi a dover fare delle pieghe a 50 gradi con le ginocchia per terra, anche sulle strade, che sono ben diverse dalle piste; persino se pensi di trascorrere delle ore lungo un fiume, tranquillamente, a pescare ti devi far carico di un sacco di conoscenze e di tecnologie. Il passatempo sembra essersi trasformato in qualcosa di freneticamente impegnativo, in cui ciascuno vuole dimostrare quanto è bravo, e non pensa a divertirsi. Forse, ripeto forse, anche la nostra passione è un po' contaminata da queste esasperazioni. Qualcuno che non ha percepito il senso di ciò voglio dire potrà obbiettare che predico bene e razzolo male, visto che non faccio altro che presentare canzoni; vorrei dire, però, che se riuscite a fare un'analisi sincera e realistica della situazione, le mie non sono canzoni suonate per voler dimostrare quanto uno è bravo, perché da un punto di vista meramente tecnico-interpretativo, fanno ridere, sono ben poca cosa, e voi lo sapete o dovreste saperlo; e volete che non lo sappia io? Lo so bene, ma lo scopo non è quello, lo scopo mio è di divertirmi a suonare per me e per chi ama ascoltare delle canzoni vecchie, insolite, spesso non di repertorio "armonicistico", in omaggio a quelle canzoni stesse ed ai loro interpreti, che sono stati la colonna sonora della mia giovinezza, e che per questo amo immensamente. Questo è lo scopo. Solo questo. Guardando i Giochi, invece, si vede come molti che potrebbero partecipare non partecipano; altri addirittura si dileguano, spariscono per riapparire alla fine dei Giochi stessi; chi partecipa, nella maggior parte dei casi, offre la sua disponibilità per il tempo di quei due o tre brani che gli sembra di poter presentare e poi, non sentendosi più protagonista, con una scusa o con un'altra, abbandona o quasi e non si fa più sentire. Perché? Io credo che questo sia in parte dovuto a quanto detto sopra; molti sentono la necessità di esprimere non se stessi, in base a quanto sanno e possono fare, ma sono imbevuti di tutto quanto fanno gli altri, quelli più bravi, quelli che nella vita hanno fatto sempre e solo una cosa sola, i fenomeni da televisione. Guardando, per esempio, la scelta dei brani che viene fatta, anche da chi è alle prime armi, si evince che in effetti c'è una tendenza a voler fare il passo più lungo della gamba, e che non si capisce il principio per cui è meglio un brano facile ben curato che uno più difficile suonato male, come, secondo me, è preferibile una Panda pulita ad una Mercedes piena di polvere e di fango. E questo porta all'insoddisfazione, al non far niente al non suonare, all'abbandonare i Giochi; non vedo altre ragioni. La storia del tempo, certo, è vera. Manca il tempo; ma manca soprattutto la voglia, perché con la voglia il tempo si trova. Si prende una canzone facile e si suona. In un paio d'ore si fa tutto, dalla scelta, alla ricerca di una eventuale base, all'esercizio di un'oretta, alla registrazione, esprimendo se stessi, i propri gusti e le proprie capacità e non andando a cercare quello che hanno fatto gli altri. Tipica la ricerca di brani adatti all'armonica, brani adatti alla fisarmonica, brani suonabili solo e sempre con quel determinato strumento; ma questa è roba da professionisti, da chi vuole e deve, anzi deve e vuole il massimo della performance sua e dello strumento. Chi si diletta dovrebbe suonare di tutto, anche ciò che non è stato mai suonato con quello strumento, la messa da morto con l'armonica suonerei, pur di uscire dagli schemi convenzionali della musica professionale e del conformismo. No, invece si sentono quei tre o quattro Blues, sempre gli stessi, quei tre o quattro virtuosismi che, se fatti dai quei tre o quattro interpreti, esaltano le caratteristiche dello strumento, altrimenti le deprimono e si arriva a rinunciare a tutto perché non ci si sente all'altezza. Ma no, ragazzi, non è questo, secondo me, il modo di affrontare una passione; la si affronta in primo luogo per soddisfare se stessi, le proprie attitudini, le proprie esigenze, poi se ciò torna gradito anche agli altri, tanto meglio, altrimenti chi se ne importa? Suonate, suonate, sfogatevi come vi passa per la testa e non abbiate timore a condividere con gli altri che, come voi, vivono le stesse difficoltà; se poi qualcuno, che vuol fare il professore e che magari cinque minuti prima ha mandato qualcosa di non meglio del vostro, vi dicesse che lui lo avrebbe fatto così . . . . ma forse sarebbe stato meglio . . . . . qua si sarebbe dovuto . . . . e chi se ne frega! Suonate, ciascuno a modo vostro, divertitevi, per voi, per dare sfogo alla vostra passione, per spremervi un po' le meningi, per evitare di passare una vita ad ascoltare gli altri, sempre gli altri, che sono bravi, che sanno suonare, che fanno concerti, e che noi dovremmo andare ad ascoltare; facciamocelo da noi il concerto, il nostro; lasciamo, per una volta nella vita, perdere ciò che fanno gli altri: anche loro hanno problemi, proprio come noi, credetemi, e se non trovano qualcuno che gli lava la Mercedes, meglio la nostra Pandina, che ce la siamo or ora lucidata! Non me ne vogliate, voleva solo essere uno sprone a non abbandonare lo spirito dei Giochi e l'Harp Spirit. Se vi va di parlarne, parliamone. Non è detto che abbia ragione, anzi, ben vengano opinioni diverse.
Oggi è giornata sì, per me che ho tempo; ho anche voglia, però, anche se vi posso assicurare che suono solo nel periodo dei Giochi. Dovrei concludere il discorso di Gaber con un'altra, annunciata, canzoncina della serie tra l'allegro ed il triste. Trovo che queste sue canzoni, pur andate nel dimenticatoio, mantengano un'assoluta atmosfera di attualità.
Inoltre, a completamento del poco impegno richiesto a mettere insieme una canzone del genere, per placare i miei sensi di colpa aggiungo un piccolo omaggio, che se non vi piace provvederete a cestinare, rappresentato da un'altra canzone. Si tratta di un brano, pensate, del 1967, del gruppo Inglese dei Moody Blues, composto dal chitarrista del gruppo, Justin Hayward, forse Giuggiolo o altri lo conoscono. Il disco aveva la particolarità di durare oltre sette minuti . . . . ma tranquilli, l'ho abbreviato! E' un brano immortale. Lo capirete ascoltandolo.
Buona giornata a tutti, e scusatemi per il sermone.
Carlo - Melodie Immortali - Giochi 2011
P.S. Ah, un'ultimissima cosa: ho riascoltato una delle due canzoni che ho appena mandato a Walter; vorrei sottolineare quanto il suono di una semplice "Golden Melody" da 20 euro possa essere avvincente e toccare direttamente il cuore, almeno il mio, anche senza tante "piegature/storpiature", che io non so ancora fare, e aggiungo, per fortuna!
I can resist anything except temptation to buy a new harmonica
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facendoci dimenticare due aspetti, secondo me, fondamentali, riassumibili in due banali frasi, dette un giorno qualunque di un anno qualunque da due tipi qualunque:
e dei due regali odierni.
Ora però mi premeva rispondere agli ultimi messaggi perchè vorrei dire la mia.
Ci sono poche cose che mi mettono in imbarazzo e i complimenti sono al primo posto. Grazie soprattutto per avermi ascoltato ma vi esorto alla critica ed al commento: alla Versione 3 ci sono arrivato proprio facendo tesoro delle osservazioni di due attenti e pazienti ascoltatori quali Danilo e Annalisa.